Magistratura politicizzata

In Italia meno che altrove… ed è tutto dire… 

Stanno diventando sempre più numerosi i casi in cui rappresentanti politici eletti e di alto profilo subiscono procedimenti criminali molto discutibili. Succede anche in grandi Paesi e antiche democrazie. I casi più recenti riguardano l’ex presidente francese Sarkozy, il brasiliano Bolsonaro e quello ancor più eclatante di Marine Le Pen, esclusa dalle elezioni in Francia per un presunto (manca un grado di giudizio) uso improprio del finanziamento al partito e condannata a quattro anni di carcere.

Le Pen ha dichiarato che “la democrazia francese è stata ghigliottinata” impedendo alla candidata Presidente favorita di partecipare alle elezioni per una minore e non provata frode contabile. 

Tutti coloro che credono nelle istituzioni e nella democrazia dovrebbero indignarsi; invece, succede che protestino solo i sostenitori di Le Pen, mentre gli avversari ne approfittano e ne godono. Di conseguenza, si diffonde il sospetto che la parte politica avversa abbia costruito lo scandalo con la complicità di una parte della magistratura. Un atteggiamento che presto si ritorcerà contro entrambe le fazioni con grave danno della democrazia.

Quel che avviene in Francia non è diverso da quanto successo al Sindaco di Istanbul, accusato di corruzione e terrorismo, e i casi ancor più evidenti di Romania, Moldavia, Georgia, Corea del Sud e degli stessi Stati Uniti, molto simili a quelli che coinvolgono Le Pen. Prima ancora il dimenticato caso dell’arresto dei leader catalani rei di avere organizzato un referendum pacifico.

In Italia stiamo persino meglio che in altri Paesi nonostante i vent’anni del caso Berlusconi. L’abbiamo assorbito persino meglio di altri Paesi, ma sulla dipendenza della magistratura da altri poteri abbiamo titoli a sufficienza.

Una volta la separazione dei poteri operava in modo efficace e i cittadini avevano fiducia nelle istituzioni, nella magistratura in particolare. Oggi si deve parlare di confusione tra i poteri istituzionali, superati da potentati esterni alle istituzioni democratiche che operano indipendentemente dal voto popolare, controllano l’informazione, la finanza e, quel che è ancora più grave, in molti casi si servono dei militari che stanno acquistando sempre più importanza. 

Ci si domanda se le presunte e strumentali minacce esterne all’Europa, che giustificano l’aumento della spesa militare, servano a distogliere l’attenzione dal degrado istituzionale e dalla politica interna; oppure il riarmo non abbia anche l’obiettivo di rinforzare gli eserciti e le polizie per fare fronte a possibili rivolte interne o lotte tra fazioni. 

Non ho una risposta, ma il dubbio – esso stesso un’istituzione democratica oggi sostituita dalla fede faziosa – incombe ed è doveroso indagare. In questo contesto, ormai generalizzato nei sistemi politici occidentali sedicenti democratici, risulta difficile stabilire la differenza tra le decisioni politicizzate dei magistrati e quelle davvero indipendenti, oneste e che fanno riferimento a norme espresse dalla volontà popolare.

Se il crimine – come nel caso di Le Pen e altri tra cui il clamoroso caso romeno – ha come conseguenza l’esclusione del candidato favorito, i magistrati non possono esimersi dal valutare le conseguenze politiche delle loro decisioni. 

Non significa garantire l’impunità al possibile reo, ma talora (e nei casi trattati) lo svolgimento del processo democratico prevale sull’opportunità di punire un presunto reato. Soprattutto se si tratta di violazioni secondarie, tra cui i ripetuti scandali sessuali che danno tutta l’impressione di essere creati ad arte per sollevare la curiosità morbosa dell’opinione pubblica e delegittimare i rappresentanti eletti.

La politicizzazione delle Corti di Giustizia negli Stati Uniti è ormai a livelli inaccettabili ed è un segno della crisi della democrazia. La fiducia nell’ordinamento giudiziario è caduta a meno del 35% oltre oceano a causa delle discutibili iniziative dei giudici. Come si può avere fiducia nelle istituzioni e nelle elezioni quando si escludono i candidati sulla base di controversi giudizi di tribunali di cui spesso in seguito si è provata la corruzione?

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