Elezioni a Padova

Dal buonsenso alla politica

“Il buonsenso, finalmente”! fu lo slogan elettorale vincente del Sindaco di Padova, Sergio Giordani alle passate amministrative. Un’impostazione azzeccata viste le nevrotiche contrapposizioni in cui erano incorse le precedenti amministrazioni. 

Il moderato programma del “buonsenso” fu integrato dall’”immaginazione al potere” promessa da Arturo Lorenzoni e dalle liste che lo sostenevano. Fu così che l’elettorato di estrema sinistra, quello ambientalista e chi di solito si astiene o vota 5stelle favorirono il successo finale dell’attuale sindaco civico “centrista” espresso soprattutto dal PD. Lorenzoni offrì speranza a quella componente radicale che richiede cambiamento soprattutto in termini di ambiente e qualità della vita. Una speranza subito delusa nei fatti ed evaporata ancor più per la definitiva uscita di scena del professore padovano che aveva preteso e ottenuto deleghe cruciali nel governo della città. 

Gli assessori non furono scelti per competenza, ma pescati tra chi aveva preso voti per diventare consigliere. Un tradimento sostanziale della legge elettorale usuale purtroppo anche in altri Comuni (ma non sempre, non in tutti e non per tutti). Tutto sommato però, l’amministrazione non è stata un disastro, ma ha espresso un “buonsenso” molto conservatore come da slogan.

Il buonsenso “tra tutte le cose, è quella meglio distribuita” al punto che “ciascuno ritiene di esserne così ben fornito”, che “non ne desidera di più di quanto ne possegga”. Peccato che, con il solo buonsenso, si rimane fermi e alla lunga si regredisce. Né vale la pena cadere nell’eccesso opposto di chi insegue megalomani sogni di vecchie grandi opere peraltro possibili solo vendendosi a imprese e poteri estranei ancor più di quanto non si sia fatto in passato. Per non parlare di chi pervicacemente rimugina su scelte sbagliate senza ammettere che esse sono il risultato delle loro sconfitte politiche dovute a una quasi trentennale mistura di ignavia e presunzione.

Oggi vorrei votare un programma e un candidato – eventualmente lo stesso Giordani – con questo slogan: “La politica, finalmente”. Quale sarebbe questa politica? Prima di tutto non fare promesse impossibili senza averne le competenze per poi defilarsi quando ci sarebbe la possibilità di attuarle o almeno di battersi per esse. 

Nel recente passato s’è tentato di “fare politica” in due modi sbagliati. Il primo, elemosinando dai poteri esterni (Stato, Regione, finanza) risorse che imponevano le scelte e non consentivano la crescita di una classe dirigente espressa dalla città. Il secondo, per mezzo di un antiquato modo assembleare in cui interveniva una parte di popolo che non poteva che esprimere banale e vecchio “buonsenso”. Il buonsenso popolar-assembleare (e settario) svaniva, per sua natura, in piccole rivendicazioni particolari, e ancora di più si dileguava in narrazioni ripetitive, logore e pregiudizialmente contrapposte. Mentre il “buonsenso” di chi portava interessi costituiti, si imponeva consentendo interventi convenzionalissimi ad alto impatto ambientale con il solo scopo di portare a termine grandi affari: ulteriori costruzioni, ospedale nuovo, tram, ecomostri sulle mura, supermercati a iosa, nessuna politica della mobilità eccetera. Magari cercando di compensare demagogicamente le richieste delle assemblee con briciole e avanzi: mezza pista ciclabile mal disegnata e inserita a casaccio, tre alberi piantati per ogni ettaro di terra cementificato. 

Salvo eventi particolari, saranno in pochi ad andare a votare a Padova il prossimo anno perché in questi anni s’è capito chiaramente che non serve: le decisioni serie su una città di provincia colonizzata sono prese altrove. È impossibile uscire da questo impasse a meno che non si costruisca un’offerta politica seria capace di intercettare i voti dei delusi del 2017 e gli assenteisti. Per andare in questa direzione, si potrebbero delineare alcuni scenari di sviluppo (compreso quello politico) e attorno a essi radunare personalità locali rappresentative – presidenti rappresentativi di istituzioni economiche e culturali con relazioni nazionali importanti ecc. – disposte a fare parte direttamente dell’amministrazione e a fare crescere un gruppo dirigente giovane capace di contare a livello nazionale: “La politica, finalmente”!

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