MANIFESTAZIONI E VIOLENZA

“Piazze piene e urne vuote”

Si discute sulla libertà di manifestare per le strade e le piazze delle grandi città. Più che uno strumento di libertà, queste manifestazioni sono un retaggio del passato che si è trasformato in comportamenti impropri in una democrazia. 

Se ne dovrebbe riflettere con attenzione e senza pregiudizi. 

Quando fu scritta la Costituzione il tasso di analfabetismo era ancora alto, non esisteva la televisione e anche le radio non erano diffuse. Viaggiare dalla Sicilia o da Trieste a Roma era un’impresa e costava molto più di quanto non costi oggi in relazione al reddito medio. 

Di certo non esistevano internet, i social network, pochi andavano a scuola e nelle città abitava meno della metà delle persone che oggi vi risiede. 

Di conseguenza, la manifestazione di piazza tradizionale è una forma di espressione delle opinioni: 

  • obsoleta, 
  • violenta (anche quando è apparentemente pacifica e spesso non lo è), 
  • strumentalizzata 
  • e strumentalizzabile. 

Potrebbe avere senso in comunità ridotte, in una cittadina o paese. Avrebbe ancora qualche senso se nelle piazze si aggregassero alcune persone con un banchetto e qualche bandiera per raccogliere firme, magari in rete con altre in tutte le città, e discutessero con i passanti. Questo non dovrebbe mai essere impedito e anzi non dovrebbe richiedere nemmeno un’autorizzazione! Sarebbe piuttosto da incoraggiare.

Ma la grande manifestazione di piazza è obsoleta perché le informazioni circolano senza bisogno di aggregare migliaia di persone. La stragrande maggioranza dei cittadini, se non ne parlassero i media, non se ne accorgerebbe nemmeno (salvo i pochissimi che vivono in prossimità di essa).

È virtualmente violenta anche quando è celebrata in forma pacifica perché un numero esiguo di cittadini si sente in diritto di alterare la vita degli altri occupando parti di città e richiedendo l’intervento della forza pubblica per le incombenti minacce di violenze. 

Ma le manifestazioni di piazza di oggi inducono anche alla violenza esplicita e distruttiva per accedere ai media. Solo con la violenza fanno davvero parlare del problema: per evidenziarlo o anche per metterlo a tacere inducendo i media a concentrarsi sui fatti violenti e dimenticando il fine della manifestazione.

Senza qualche episodio di violenza (o timore di violenze), oggi le manifestazioni di piazza non servono a nulla: quindi di quale strumento di libertà e comunicazione delle idee stiamo parlando?

Sono troppo facili da organizzare e ormai inflazionate al punto che nessuno baderebbe a esse. Si ha paura a vietarle perché sembra di andare contro un principio di libertà che, applicato in questa forma, è ingannevole e illusorio. Le si permettono strumentalizzandole a seconda delle convenienze di chi controlla i media e i governi.

Ben più efficace è la diffusione di notizie fuori del main-stream mediatico che circolano sulla rete. Queste riescono a creare opinioni di vario genere e diversa attendibilità sulle quali si è costretti a ragionare e a controbattere.

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