Esistono due impostazioni diverse e inconciliabili, ma entrambe legittime e solide che costituiscono il fondamento della dialettica politica di oggi.
L’una parte dal presupposto che i governi siano ancora in grado di governare e il potere politico risieda tuttora nelle istituzioni ufficiali. Nessuno è così ingenuo dal pensare che i governi siano oggi e siano stati in passato completamente liberi da poteri esterni e rispondessero solo dalla volontà dei cittadini espressa per mezzo del voto e delle istituzioni. Tuttavia, seguendo questo primo modo di pensare si ritiene che si debba andare nella direzione del recupero delle istituzioni e del loro continuo miglioramento all’interno dei fondamenti della democrazia liberale. Chi adotta questa impostazione, ritiene che sia ancora possibile progredire nella direzione di un miglioramento delle istituzioni democratiche tradizionali affermatasi nell’ultimo secolo in molti Paesi.
Secondo una diversa impostazione invece, si pensa che il livello di decadimento delle istituzioni sia strutturale e irrecuperabile. L’involuzione del sistema avrebbe raggiunto un livello tale che non è più possibile aggiustarlo anche perché sono intervenuti cambiamenti profondi nella società, nelle tecniche, nell’economia e persino nell’ambiente che hanno reso obsolete le vecchie istituzioni trasformatesi in regime. Quindi è necessario pensare a difendersi dal regime che si sarebbe instaurato e cominciare a pensare a nuove fondamenta per una politica adatta alla condizione contemporanea.
I complotti e il complottismo sono due cose diverse: si può accusare qualcuno di manie complottistico-paranoiche se vede complotti ovunque, anche negli schieramenti delle assemblee di condominio e costruisce teoremi assurdi per spiegare ogni evento. Ma affermare che la storia è stata percorsa da vicende oscure solo in seguito svelate, non lo si può liquidare sempre e semplicemente come complottismo e limitarsi a credere fideisticamente a quel che riportano la stampa o le dichiarazioni ufficiali.
Di trame e inganni svelati a posteriori ce n’è una sequela e quelli non svelati e nemmeno sospettati sono ancor di più. Basti pensare, per fare un esempio aneddotico, al fatto che il Risorgimento iniziò con le società segrete e Mazzini e Garibaldi appartenevano alla Carboneria e poi alla Massoneria (Garibaldi fu Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e si iscrisse alla Massoneria già in Sud America). Tutto legale e riconosciuto dagli stessi… ma solo dopo che il ‘complotto’ ebbe successo! Altri complotti sono emersi anche recentemente: dalle armi di distruzione di massa di Saddam al ruolo della CIA nel golpe di Pinochet, dal delitto Moro alla strategia della tensione e… se ne potrebbe fare una lista molto lunga.
Sospettare del coinvolgimento dei servizi, più o meno deviati, in molti attentati non è complottismo sistematico e aprioristico, ma legittimo sospetto. Sostenere che il governo della finanza intrecciato con la politica presenti aspetti poco chiari non è complottismo e quindi non va trattato come qualcosa di cui è inutile parlare. Anche alcune decisioni relative alla pandemia vanno adeguatamente indagate da operatori di una libera informazione che non sia messa a tacere come nel caso di Assange e Snowden.
Non si può liquidare la ricerca della verità dileggiandola e degradandola a ‘complottismo’. Il complottismo è anzi funzionale all’insabbiamento della verità ed è usato per fare circolare teorie assurde per screditare anche i sospetti legittimi. La differenza tra le due impostazioni sta nel fatto che secondo l’una si pensa che la democrazia liberale sia irrecuperabile e il governo politico richieda profondi cambiamenti strutturali nonché una nuova filosofia politica.
Secondo l’altra invece si pensa che i nostri sforzi debbano tendere a riportarci su una rotta da cui di tanto in tanto deviamo.