Ascoltando Janis Joplin

Io e la corsa dei 1500 metri

Al contrario di Janis Joplin, non ‘scambierei tutti i miei domani per un solo ieri’. Anzi, sono entusiasta di vivere tutti i miei domani come sono ora, grazie ai miei ieri. 

 Nella mia vita, non ho rimpianti. Anzi uno solo: non ho mai corso i 1500 metri in 3’42”. Era il mio obiettivo – fallito – per la stagione del 1972. Ammetto che la cosa mi lascia ancora l’amaro in bocca. Vi spiego perché. 

Sono sempre stato ambizioso e, come accade a tutti gli ambiziosi, mi sembra di avere ottenuto meno di quanto desiderassi. La mia carriera accademica sarebbe potuta essere migliore. In compenso è stata ricca e variegata e gli apparenti fallimenti mi hanno evitato di trovarmi ingabbiato in prigioni intellettuali e di carriera. 

Aspiravo a svolgere ruoli politici di rilievo, ma non è successo. Ho svolto ruoli minori e anche in questo caso, a posteriori, posso compiacermi della libertà di pensiero e azione di cui ho goduto. 

 Avrei voluto avere una famiglia con dei figli, ma nemmeno questo è andato a buon fine a causa di una serie di circostanze. L’ho compensato intrattenendo legittimamente e liberamente numerose relazioni che mi hanno consentito di conoscere le anime di molte persone (e, già che c’ero, anche alcuni corpi). Infine, da studente universitario e atleta, mi si era aperta una carriera nel giornalismo sportivo. Alla fine, imboccai un’altra strada salvandomi da una potenziale deformazione professionale. In tutta sincerità – che mi sforzo di avere persino con me stesso – non rimpiango nulla di tutto questo.

 Soprattutto, se avessi avuto pieno successo nel conseguire uno degli obiettivi che mi ero posto, non sarei chi sono oggi. Avrei altre gioie e altre infelicità, ma a me piace essere chi sono adesso. Persino alle pene patite e alle cattiverie subite non rinuncerei se potessi tornare indietro: ne coltivo con cura il ricordo. Se talora mi prende il dubbio di non avere combinato niente, penso che ci sarà ancora tempo. 

Perché allora concentrarmi su quei pochi secondi che mi separavano dal banale obiettivo di correre qualche secondo più veloce? Se mi fossi allenato per ancora un anno o due, molto probabilmente l’avrei raggiunto. Perché rimpiangere allora? La risposta l’ho trovata: anche se avessi corso i 1500 in 3’42” (o giù di lì) oggi sarei esattamente quello che sono ora. Ero abbastanza bravo nella corsa di resistenza e tra i 18 e i 22 anni l’ho praticata con impegno. Ho fatto esperienze, imparato molto sul mondo dello sport agonistico, a conoscere il mio corpo e ho frequentato un ambiente che mi è rimasto nel cuore. Ma non avevo le doti del campione e non avrei mai partecipato alle Olimpiadi o ad altri eventi sportivi importanti. Quindi mi sono ritirato prima di realizzare tutto il mio potenziale… Pur non avendo mai smesso di correre per diletto.

È stata una decisione saggia. Tuttavia, anche adesso, mentre ancora faccio jogging, mi trovo a rimpiangere le gare perdute, gli allenamenti sbagliati, gli errori compiuti… e ancora sogno di correre i 1500 in 3’42” o persino più veloce che tanto sognare non costa niente e nel sogno la fatica non la senti. Mentre, se immagino i condizionamenti che avrei subito e chi sarei inevitabilmente diventato se fossi stato un cattedratico importante, o un politico o anche un padre di famiglia carico di responsabilità… ebbene respiro l’aria della libertà. 

Solo talvolta penso di essere stato velleitario nella mia vita e non avere concluso niente… ma siccome sono davvero velleitario e superficiale, questa ombra di dubbio passa presto. ‘La libertà è solo una parola per dire che non ti rimane altro da perdere’… e questa volta sono d’accordo con Janis Joplin.

Ognuno cerca e trova le proprie autogiustificazioni come può!

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