Una calda estate

All’Arena di Verona, molti, molti anni orsono e altri ancora … fui invitato alla prova generale del Nabucco. L’orchestra aveva appena iniziato il preludio quando un acquazzone s’abbatté sulla città. I cantanti e gli orchestrali si ritirarono correndo e trascinando gli strumenti per metterli al riparo.

Francesca e io, al pari degli altri invitati, ci rifugiammo nei vicini bar sperando nella ripresa della prova. Faceva freddo e il temporale non finiva mai così che tutti gli altri invitati se ne tornarono a casa. Verso mezzanotte provammo a riprendere posto mentre esitando il Direttore e i musicisti riaccordavano gli strumenti. Poi rientrò il coro e i cantanti e infine s’accesero le luci del palcoscenico lasciandoci soli nel buio dell’Arena deserta.

Zubin Mehta diresse l’opera completa nella notte solo per me e Francesca sotto un cielo stellato, tremanti di freddo ma scaldati dalla musica e dalla passione. Francesca mi amava con tutta l’anima. Io ero altrettanto innamorato di un’altra vicina e inarrivabile. Nella (im)perfezione di una magica serata all’Arena di Verona…

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