Il “nuovo” presidente

La sintesi è presto fatta. Si è tentato di garantire una continuità di governo pur trasferendo Draghi al Quirinale. Per altri sette anni ci sarebbe stato un garante autorevole a livello internazionale e influente nella formazione dei governi.. Non è stato possibile a causa di un Parlamento incontrollabile. Quindi s’è preferito non rischiare e conservare le cose come stanno. Più che il ceto politico e quindi le singole persone, s’è sfaldata la rappresentanza attuata attraverso il filtro dei partiti. Tutto l’esagerato dibattitto (le maratone televisive) sull’elezione del PdR s’è basato su pettegolezzi. Si è parlato di leader che da una parte operavano per acquisire posizioni tattiche per le future elezioni, dall’altra cercavano con estrema difficoltà di controllare quei peones che oggi sono schegge impazzite, ma che un tempo i partiti tenevano facilmente sotto controllo. Davvero si pensa che la scelta del PdR della settima potenza economica del mondo possa essere lasciata nelle mani di leader che non hanno controllo sui loro gruppi parlamentari? Soprattutto questa volta che l’elezione del PdR era strettamente legata alla tenuta del governo? E in un momento in cui gli USA vorrebbero imporre all’EU fedeltà alla NATO?Non mi pare di essere complottista se penso che, nonostante le agitazioni mediatiche di alcuni, a decidere siano state una decina (al più una ventina) di persone alcune delle quali a Washington, qualcuno forse a Bruxelles, e un gruppo di italiani con stretti collegamenti internazionali e atlantici. Letta, Enrico e zio Gianni, immagino siano tra coloro che avevano voce in capitolo come naturalmente Draghi stesso e chissà quali altri lontani dai talk show. Tutto il resto ha riguardato soltanto il controllo di una composita assemblea di condominio o una di quelle assemblee universitarie degli anni Settanta quando, dopo infinite discussioni, arrivava un leader vero e diceva: “Basta discutere compagni, schieratevi”! Le cose stanno così da noi e anche nelle altre c.d. democrazie occidentali. Più che lamentarmi del degrado, mi domando cosa possiamo fare noi, qual è la via di uscita, la linea politica da proporre, le idee da sostenere… dei pettegolezzi e delle geremiadi ne faccio a meno.

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