Libertà di seduzione e libertà di parola
“In principio a nessuno era permesso pensare liberamente; ora è permesso, ma nessuno è più capace di farlo. Oggi la gente vuole pensare solo ciò che si presume che essa voglia pensare, e questa viene considerata libertà”. “Ciò di cui abbiamo bisogno, non è la libertà di stampa, piuttosto abbiamo bisogno della libertà dalla stampa” (Oswald Spengler)
Il mito di Cassandra, la più bella delle figlie di Priamo, aiuta a comprendere il mondo dell’informazione. La storia è ben conosciuta. Accadde che Apollo s’innamorasse perdutamente di Cassandra il cui nome in greco antico significa non a caso “colei/colui che intrappola gli uomini”. Non abbiamo alcuna informazione precisa di come siano andati i fatti – sempre che di fatti si possa parlare. Si tramanda che Cassandra si fosse promessa sposa ad Apollo arrivando a passare una notte nel suo tempio[1] nonostante ben conoscesse la passione del Dio per lei. Secondo i resoconti del tempo, pare che tuttavia non gli si sia concessa. Per sedurla, il dio innamorato le regalò il dono della profezia che la ragazza accettò con entusiasmo e non smise di usare d’allora in poi. Presto Apollo si rese conto che Cassandra non aveva alcuna intenzione di giacere con lui. Il perfido dio non le tolse il dono che le aveva dato, ma pose su di esso la maledizione che nessuno avrebbe più creduto alle visioni della fanciulla. Un punto chiave della vicenda – spesso erroneamente trascurato – riguarda il fatto che la figlia di Priamo non rinunciò mai a profetizzare, non importa quanto frustrante fosse non essere mai creduta.
Cassandra è di solito descritta come una triste e tragica eroina, crudelmente punita da un dio rancoroso. In effetti l’aver predetto qualcosa che poi si rivela vero aumenta la reputazione postuma, non importa quanto al momento si venga scherniti. D’altro lato però, si può a ragion veduta paventare l’ipotesi che nella vicenda Cassandra abbia qualche responsabilità, sia pure minore, poiché flirtare e accettare doni non è mai del tutto innocente. Se dunque Apollo si comportò come ogni altro maschio sciovinista, Cassandra, non di meno, si lasciò lusingare dal desiderio e dai doni di Apollo.
Il mito di Cassandra lo si può leggere come una metafora dei giornalisti e degli opinionisti che civettano con il potere. Finché essi lavorano per un’organizzazione divina – entrano nel tempio di Delfi – si trovano nella condizione privilegiata di conoscere e interpretare i fatti chiave. Inoltre, tutti parlano di quanto essi proclamano. Non solo dicono la verità: di più, la creano!
In questa posizione l’ego di taluni si gonfia e cominciano a pensare che si creda loro perché sono intelligenti e dicono le cose come davvero stanno e persino come dovrebbero essere. Arrivano a considerare se stessi come persone d’onore e incorruttibili avendo presto dimenticato l’iniziale civetteria con il potere che è alla base del loro successo. Questi giornalisti e opinionisti non comprendono che la loro capacità di elaborare con tempismo e arguzia i temi importanti non è il dono di un dio generoso, bensì una dichiarata transazione. Giornalisti e opinionisti i quali civettano con qualche potente dio sono facilmente sedotti dal potere. Trovano la libertà di esprimersi estremamente seducente e godono nel vedere le masse prestare attenzione alle loro parole. Essi effettivamente conoscono ciò che succede e succederà poiché nel tempio di Apollo il futuro lo si crea e i profeti sono gli inconsapevoli strumenti dei costruttori di futuro.
Infatti, in una versione più elaborata del mito, durante la notte passata nel tempio, i serpenti leccano le orecchie di Cassandra, la quale d’allora in poi riesce a sentire quello che gli altri non sentono. La metafora è facilmente comprensibile: gli dèi serpenti permettono all’eletto di comprendere ciò che le persone normali ignorano. Ma questo dono serve a nulla se non è affiancato dal potere di diffondere le informazioni e di essere creduto. Appena giornalisti e scrittori prevedono un futuro diverso e indipendente, sono maledetti dal dio il quale rivendica il diritto a scegliere un futuro la cui principale caratteristica è l’aggiogamento totale degli esseri umani (vedi l’etimologia del nome Cassandra).
Così come per Cassandra al tempio di Apollo arrivò il momento di decidere se concedersi al dio o conservare la purezza, anche giornalisti e opinionisti a un certo punto devono scegliere tra la libertà di parola e il piacere di essere ascoltati. Se scelgono la prima non saranno più creduti; se scelgono la seconda, potranno solo riportare la voce del dio. Se scrittori e opinionisti non civettassero con il potere, rimarrebbero puri, ma non conoscerebbero mai gli arcani delle cittadelle del potere. Cassandra non avrebbe mai ricevuto poteri profetici se non fosse entrata nel tempio e avesse concesso speranze ad Apollo. Si può essere puri e stupidi oppure corrotti e ben informati: tertium non datur. Ma se sei ben informato e puro, rappresenti un pericolo per cui non puoi che essere maledetto. La triste storia di Cassandra insegna che una banale breve relazione con il potere, per quanto non del tutto consumata, ti porta a perdere sia il potere sia la purezza. La conoscenza che ti rimane – che a te continua a sembrare un potente strumento per l’affermazione della verità (nonché del tuo ego) – si trasforma in uno strumento di tortura che usi contro te stesso per tutta la vita.
[1] Il tempio di Delfi, famoso nell’antichità per le predizioni del futuro.