L’astensione vince in Europa

Solo la metà degli europei è andata a votare per il Parlamento

Il voto è considerato sinonimo di democrazia e venerato come un feticcio. Ma la democrazia non si limita a un voto rituale. Quando manca il consenso sulle leggi elettorali e sul sistema istituzionale nel suo complesso, il voto è falsato. In questo caso, l’astensione costituisce un messaggio essenziale della comunicazione della volontà popolare. Quindi fa parte a pieno titolo del processo democratico. Per questo dobbiamo riflettere sulla scarsa affluenza alle urne. Prima che sia troppo tardi.

I conservatori – i partiti maggiori – sollecitano retoricamente i cittadini a votare poiché in questo modo ricevono legittimazione. In realtà, a loro conviene una partecipazione bassa e fidelizzata. Di fronte a un’astensione elevata, le forze della conservazione accusano gli astenuti di ignavia e scarso interesse alla cosa pubblica. In questo modo si difendono dalla delegittimazione. Ma poi, grazie al controllo dei media, commentano solo i voti ricevuti e sorvolano sul significato dell’astensione. Si noti come gli stessi che si lamentano dell’astensionismo hanno invitato i cittadini a non votare ad alcuni referendum.

Due opzioni e mezza per il cittadino

In democrazia, per protestare contro il governo e/o il sistema politico, esistono due opzioni… e mezza. La prima opzione consiste nel votare liste e partiti dell’opposizione; la seconda nel rifiutarsi di votare allo scopo di delegittimare l’intero sistema elettorale. I cittadini che non votano comunicano il proprio ritiro dal processo democratico e dal sistema istituzionale. Succede quando manca una vera opposizione e/o in presenza di leggi elettorali contestate. È verosimile che numerosi europei, soprattutto anziani, continuino a votare (o annullino la scheda) solo perché si sentono in colpa nel non recarsi alle urne. Questa è la mezza opzione che rallenta il processo di delegittimazione in corso.

In alcuni contesti e Paesi, la diserzione dalle urne ha provocato e provoca cambiamenti e l’invalidazione delle elezioni. Negli Stati Uniti finora si è sempre riusciti a sorvolare sulla debole partecipazione al voto, da molti decenni ormai strutturale. Le èlite dirigenti, per loro natura conservatrici, sono sempre riuscite a fare passare l’idea che i cittadini riponessero fiducia nella legittimità del sistema politico sebbene non votassero. Non è più così. 

In Europa la tradizione è diversa. I tassi di partecipazione al voto si sono mantenuti più elevati che negli USA fino a qualche decennio fa. In seguito, sono diminuiti e con questo turno elettorale, si sono quasi allineati ai valori americani (con l’esclusione di alcuni Paesi dove il voto è obbligatorio e l’astensione sanzionata: tra i maggiori, il Belgio e la Grecia). 

La piccola borghesia intellettuale

Nell’Europa occidentale ha votato prevalentemente la piccola borghesia anziana, soprattutto quella più o meno istruita. Chiamiamola “piccola borghesia intellettuale”. Si tratta di una quota oggi numerosa della popolazione a causa dell’elevata età media dei cittadini europei e del generalizzato accesso all’istruzione media e universitaria degli ultimi ottant’anni. Quindi, oltre a essere sovrarappresentata in termini assoluti, è sovrarappresentata anche nel voto. Gli anziani borghesi (o imborghesiti) ha votato con l’idea di compiere un atto dovuto, quasi un rito religioso sostenuto da una retorica radicata. D’altronde, questo è il mondo che la piccola borghesia intellettuale ha costruito nel bene e nel male dalla fine della guerra in poi. I piccolo borghesi vogliono difendere questo sistema assieme ai privilegi di cui godono e alle ingiustizie che creano e di cui non si accorgono. Non si rendono ancora conto delle profonde crepe che si evidenziano nella struttura sociale e politica. 

Non esistono più le classi sociali tradizionali e questa piccola borghesia frammentata in diversi stili di vita, idee politiche, modi pensare, discute del sesso degli angeli mentre è assediata dai poveri delle periferie. Presto saranno assaliti anche dalla (ri)generazione Z, cioè i giovani esclusi, i quali stanno rendendosi conto del grande imbroglio. Questo non è il loro mondo così come i settanta/ottantenni di oggi rifiutarono il mondo dei padri e dei nonni contadini. Per ora non sanno ancora immaginarne uno diverso. Al più esprimono rabbia votando partiti demagogici… ma per ora non c’è altro. 

Corruzione ed esclusione

Nelle periferie d’Europa, alcuni votano solo quando qualche cacique o la criminalità organizzata (o entrambi) comprano il voto. Succede nelle aree degradate di molte parti d’Europa, dalle banlieu parigine a quelle tedesche, all’Europa meridionale. Recentemente è scoppiato lo scandalo dei voti a €50 l’uno a Bari. Chiunque frequenti il Mezzogiorno d’Italia e il Terzo Mondo insediatosi a Parigi, Berlino, Roma, Madrid, Copenaghen e in tutte le città, sa che si tratta di una prassi consolidata. Tutti lo sanno. L’hanno sempre saputo, ma lo si nasconde come la polvere sotto il tappeto, per non screditare la sacralità del voto e delle istituzioni che lo controllano. Succede anche nei ghetti degli USA dove il voto etnico o corporativo è controllato da boss più o meno malavitosi. Il voto non controllato oggi va prevalentemente a partiti demagogici spesso di destra. Solo in Italia s’era affermato il Movimento 5stelle che proponeva riforme radicali e una nuova classe dirigente con un’impostazione ambientalista e populista (di sinistra, se vogliamo), ma è stato normalizzato e affossato proprio dalla sinistra conservatrice.

La farsa della competizione elettorale 

I cittadini non credono più alla farsa della competizione elettorale tra fazioni radicate nelle istituzioni – ma non più nella società – per poi formare “grandi coalizioni” (di nome o di fatto) che operano come un regime che si difende da chi cerca di sovvertirlo. L’onda della contestazione monta e presto sarà incontenibile, come già sta succedendo in Francia. Manca una proposta alternativa sia alla demagogia rabbiosa sia alla conservazione.

La militarizzazione dell’Europa

Tutti i partiti contro la guerra e la militarizzazione d’Europa sono stati emarginati. La voce della maggioranza degli europei, i quali sono contrari alla guerra, è rimasta muta nelle urne. Le urne non parlano nemmeno di alcuna azione concreta di boicottaggio di Israele per il genocidio di Gaza. Non c’è stato dibattito sull’invadenza degli Stati Uniti e della NATO nella politica europea. Le rivendicazioni autonomiste sono state tacitate. 

E allora perché votare? Non votando si sollecitano gli attivisti a creare un’offerta politica per quella metà dei cittadini che si sono astenuti. Questa può essere l’astuzia della democrazia in cui speriamo.

Questo estremo tentativo dei conservatori di difendere i propri privilegi passa per la militarizzazione dell’Europa. Ricordo la frase pronunciata da Goebbels: “Ovviamente il popolo non vuole la guerra. Ma sono i leader che determinano la politica ed è sempre molto facile ingannare il popolo sia che si tratti di una democrazia, di una dittatura fascista, di un parlamento o del comunismo. Basta che si dica al popolo che è sotto attacco, denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo ed esporre il Paese a pericoli sempre maggiori”.

I nostri governi stanno seguendo il consiglio del maestro della comunicazione nazista?

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