Nei prossimi mesi si sentirà parlare fino all’eccesso dei due candidati alle presidenziali americane. I commentatori già stanno sottolineando quanto diversi siano l’uno dall’altro. Si danno del criminale e dell’antidemocratico a vicenda senza mezzi termini.
Non si nota come il vero obbrobrio di cui si fanno portavoce non sono le differenze tra loro. Lo scandalo sta nel fatto che sulle questioni essenziali sono di fatto allineati.
Veramente i denigratori di Donald Trump credono che (se eletto) egli porrà fine alla già inesistente “democrazia” americana e governerà gli Stati Uniti come un dittatore dal pugno di ferro? E i sostenitori, davvero pensano che agirà come un eroe populista purificando uno Stato corrotto per mezzo di una rivoluzione democratica?
Qualcuno lo crede grazie a una propaganda pervasiva, ma in concreto Trump governerà come il classico presidente repubblicano in politica interna Già l’ha fatto. In politica estera potrebbe provare a disimpegnarsi nella politica imperiale e cercare accordi di pace. Ma potrà fare ben poco poiché la sua amministrazione – non lui che conterà solo un poco – continuerà a riempire il mondo di armi e basi militari, a varare ulteriori sanzioni, a sostenere operazioni segrete, rivolte e conflitti per procura, e a lavorare per sottomettere la popolazione globale al volere dell’impero, il tutto perpetuando l’avvelenamento della terra attraverso il capitalismo ecocida, proprio come hanno fatto tutti i suoi predecessori democratici e repubblicani.
A noi europei forse converrebbe una vittoria di Trump se davvero riuscisse nel disimpegno militare nella NATO e nel ridurre l’ingerenza americana nel mondo, come sostiene. Ma potrebbe essere così solo in parte perché non gli sarà permesso farlo.
Lo stesso varrà per qualsiasi fantasia idiota che qualcuno già immagina su Kamala Harris. Non istituirà il socialismo (d’altra parte non l’hanno fatto né Biden né Obama), non darà a tutti la sanità pubblica, non condannerà e neutralizzerà il genocidio di compiuto da Israele, non regolamenterà il porto d’armi. Continuerà a espandere le guerre e la tirannia degli Stati Uniti, rendendo il mondo un posto più malato, più violento e più pericoloso per tutti. Incanalerà la ricchezza della gente e del pianeta nei conti bancari dei già oscenamente ricchi. Proprio come ha fatto Biden per tutto il suo mandato e come ha fatto Trump prima di lui.
La verità è che i due sono molto simili nella sostanza sebbene nei prossimi mesi l’attenzione di tutti sarà attratta da surrettizie differenze falsamente enfatizzate.
Tra Trump e Harris, la cosa di gran lunga più significativa e consequenziale è che sono simili sui temi in cui concordano: più che altro si insultano per il piacere del pubblico. Entrambi uccideranno persone in tutto il mondo con le loro armi – come a Gaza e in Ucraina – e danneggeranno l’ecosistema.
Si può imparare molto di più sugli Stati Uniti e sul loro impero mondiale osservando le somiglianze tra le amministrazioni presidenziali che non osservando le loro differenze, perché è lì che si trova la stragrande maggioranza degli abusi.
Ma nessuno assisterà a questa criminalità normalizzata mentre si consuma il dramma di queste finte elezioni. Sempre più isteria emotiva sarà sollevata da questa fraudolenta gara di popolarità tra due fedeli lacchè dell’impero. I grandi “donatori” finanziano le campagne elettorali di entrambi… e non hanno nemmeno bisogno di donare perché potranno operare indipendentemente da chi sarà eletto.
Insomma, a noi delle elezioni americana non ce ne importa nulla… e nemmeno agli Americani.
P.S.: questo articolo è ispirato in parte a un intervento di Caitlin Johnstone.