Una laureata in comunicazione apre una gelateria
Quando affronto l’analisi di “Piccolo è bello” di Schumacher, concludo sempre dicendo che per PENSARE IN PICCOLO E’ NECESSARIO UN GRANDE PENSIERO che a tutt’oggi non è ancora stato bene elaborato. Questo vale anche per la rivalutazione dei lavori manuali, o chiamati tali. In effetti, fare gelati o prodotti artigiani in genere presume (a) una rielaborazione culturale di se stessi, un cambiamento di atteggiamenti e valori; (b) la capacità di comunicarli agli altri (b1) per avere successo commerciale; (b2) per poter continuare a porsi in relazione con le persone che hanno lo stesso linguaggio e gli stessi stili di vita. La rivalutazione dei lavori manuali – che può anche equipararsi a una vera rivoluzione tecnologica nel modo di produrre una vasta gamma di beni ora industriali – per diventare un fenomeno di massa e di cambiamento sociale non può prescindere da un’operazione culturale e di comunicazione vastissima. Si tratta infatti di una rivoluzione sociale oltre che tecnologica. La grande industria, sempre necessaria, può essere affiancata da altre forme di produzione. Un profondo cambiamento era sul punto di decollare (o almeno iniziare) già una ventina d’anni fa, ma è stato inibito dalla mancata elaborazione di un pensiero e di politiche che lo sostenessero o per lo meno lo comprendessero. Oggi si continua a porre l’accento sull’occupazione e sulla povertà di ritorno, piuttosto che su ambiente e stili di vita che sarebbero un’altra via per attenuare le differenze sociali e lottare contro le emarginazioni.