Come saremo?
Nelle scienze naturali il progresso arriva in buon parte grazie agli esperimenti di laboratorio. Nella società ovviamente essi non sono possibili, soprattutto se riguardano milioni di persone. Di conseguenza il progresso e il cambiamento sono più lenti. In situazioni di emergenza però succede qualcosa di simile agli esperimenti. La temporanea (speriamo) e quasi contemporanea chiusura di gran parte delle città del mondo a causa del Covid-19, è un esperimento sociale. Lo si può anche considerare un corso di formazione accelerato per imparare nuovi comportamenti a cui i cittadini si sono sottoposti, senza molto protestare per paura del contagio. Abbiamo imparato a lavorare da casa e con il tempo risparmiato per andare al lavoro a migliorare la nostra abitazione, persino a ripensarla: gli architetti, i costruttori e i produttori di mobili si stanno già impegnando in questo. Poiché passeremo più tempo a casa, la vorremo più bella e diversa. Naturalmente, abbiamo imparato a fidarci di più degli acquisti telematici e a minimizzare gli spostamenti. Qualcuno ha persino imparato a convivere con le persone, dai famigliari ai vicini di casa. In pochi sono impazziti e questo dimostra che, quando necessaria, la convivenza è una condizione umana naturale. Tra poco avremo dati attendibili se omicidi e violenze sono aumentate o diminuite. Tutti hanno già detto che l’obbligo di stare a casa provocherà un aumento dei divorzi e crisi di insopportabilità tra coniugi e figli, per non parlare di occasionali suocere. Se saremo resilienti invece ci sarà il ricompattamento della famiglia e si avrà più tempo dedicato ai (pochi) figli a cui tra nove mesi potrebbe aggiungersi un fratello o sorella. I demografi ci diranno se è aumentata la natalità; e i dati sull’uso di anticoncezionali e Viagra saranno indicatori probanti del tasso di copulazione. Più difficile sarà calcolare come quel demonio del Covid19 abbia messo a rischio le relazioni extraconiugali. I partner si sentiranno trascurati e la gelosia per i partner ufficiali crescerà in modo esponenziale e senza vie di fuga.
Non ci sarebbe stato altro mezzo per insegnare in così breve tempo alcune nuove abitudini. Da queste nuove abitudini e a causa della pesante crisi economica scaturiranno per molti imprenditori nuove opportunità. Abbiamo già perso l’abitudine di accalcarci alle casse dei supermercati e nelle file: il distanziamento sociale richiederà un diverso disegno di numerosi luoghi pubblici perché se anche l’epidemia finirà presto come tutti speriamo, oggi sappiamo che potrebbe arrivarne un’altra. Metteremo sempre i guanti per prendere la frutta e la verdura e seguiremo norme igieniche più rigorose fino a diventare tutti un po’ fanatici igienisti. Se fossi un investitore comprerei azioni di prodotti igienici e di industrie farmaceutiche. Anche alla disinfezione della casa faremo un’attenzione ancor più maniacale. Tutti stiamo studiando virologia e statistica. E se è vero che crediamo di sapere più di quello che veramente conosciamo e sputiamo sentenze a casaccio, è anche vero che ci stiamo sforzando a vario livello di comprendere cosa sta succedendo. Si investirà in ricerca collegata al Covid-19. Non solo quelle mediche ed epidemiologiche, ma anche sociali e relative all’organizzazione degli spazi e del lavoro.Le teleconferenze già le facevamo da tempo, ma ora abbiamo imparato a servircene più spesso e le sappiamo gestire meglio senza sentirci a disagio. La qualcosa influenzerà il traffico e la mobilità: si dovranno rivedere i piani del traffico e degli orari pensando a ridurre e scaglionare gli spostamenti, a minimizzare il fabbisogno di spostamento utilizzando l’e-commerce, applicando la stampa 3D, favorendo le consegne a domicilio e soprattutto il telelavoro. Non completamente, ma quel tanto che basta a comprendere che la soluzione unica dei problemi di organizzazione urbana non è l’aumento della mobilità, bensì la diminuzione di essa. I mobility manager – di cui ci si è pressoché dimenticati – dovrebbero diventare professionisti centrali nelle amministrazioni pubbliche, delle grandi imprese e delle scuole (anche se la legge per ora non li prevede proprio per l’istruzione che è responsabile di una quota elevatissima della mobilità complessiva).
L’istruzione a distanza contribuirebbe anche a ripensare la vita culturale delle città e dei centri minori. L’idea fordista e militarizzata di scuole enormi, bruttissime e concentrate in zone monofunzionali che hanno generato un impatto sociale e ambientale inaccettabile, finalmente si dimostra obsoleta anche dal punto di vista dell’igiene pubblica. Naturalmente il Covid-19 invita a cambiare anche i metodi didattici e la socialità dei giovani. Poiché i giovani sono di natura duttili, sapranno trovare nuovi modi di stare insieme che noi più anziani non riusciamo nemmeno a immaginare.