Crisi di governo

  1. LA POSTDEMOCRAZIA

Il dibattito sulla crisi di governo è scioccamente concentrato nell’attribuire colpe agli altri e agli uni. Si immaginano tutte le possibili furbizie, imbrogli e interessi personali dei protagonisti, i quali, per inciso, rappresentano molto bene il popolo. 

Le opposte opinioni espresse sui media più potenti riecheggiano tali e quali nei ripetuti discorsi sui social network, nei salotti e nelle osterie. Il popolo non è per nulla migliore di chi lo rappresenta. Questa è la democrazia che, si dice, sembra un pessimo sistema di governo, ma non ne esisterebbe uno migliore. Un aforisma banale che si adattava forse alla società e all’economia dei secoli passati.

Il problema non è la mediocrità del popolo e dei rappresentanti, ma la dissoluzione delle istituzioni della democrazia occidentale incapaci ormai di controllare e gestire organizzazioni ipertrofiche, oligarchiche e autoreferenziali costituite dai media, dal complesso militare-industriale, dalla finanza e da incontrollabili quanto essenziali imprese gargantuesche sia materiali sia poderose piattaforme informatiche.

2. LA CRISI DELLE SEDICENTI DEMOCRAZIE

Per comprendere la crisi attuale non vale la pena spiare dal buco della serratura e fare pettegolezzi sugli “arcana imperii” che si tramano nelle camere segrete in cui pochissimi sono invitati. 

Né è degno di persone civili lasciarsi andare a volgari insulti e altrettanto grossolane glorificazioni di personaggi nel migliore dei casi mediocri e in genere infimi. 

Cerchiamo piuttosto di comprendere il contesto generale di questa crisi, non diversa nella sostanza da quelle che hanno luogo nelle sedicenti democrazie occidentali. 

3. IL GOVERNO CONTE 2

A proposito di mediocrità della democrazia, avevamo il governo Conte2 che godeva del consenso della maggioranza dei cittadini e dei loro rappresentanti e operava discretamente anche perché incalzato da una vera opposizione.

Poi c’è stata la secessione di Renzi dal PD che solo ingenuamente si può imputare agli isterismi di un leader spodestato in cerca di visibilità: l’operazione, al pari di quella che ha escluso la Lega dal governo, è avvenuta a seguito di un’articolata trama, non limitata ai confini nazionali, il cui fine era di sbarazzarsi di una forza politica estranea ai poteri più radicati e in quanto tale autonoma e pericolosa per quanto collocata sotto la tutela del PD. L’ingresso del PD al governo ha posto sotto tutela la maggiore forza populista, dopo avere escluso la Lega.

Si è così costruito un governo privo di opposizione in cui tutti hanno cercato di dividersi i fondi del PNRR, ottenuti peraltro durante il governo PD-5Stelle a dimostrazione che Conte non è affatto uno sprovveduto se ben sostenuto.

4. Il CCCPS

 Il governo Draghi ha goduto di un consenso plebiscitario non limitato a Camere scombinate, ma esteso ai luoghi del potere economico, burocratico, finanziario e infine internazionale. Per non parlare del sostegno dei media più seguiti e conformisti. Le modeste e a volte urlanti voci di dissenso, proprio perché sopra le righe, sono state funzionali a rinforzare il consenso e a soddisfare i dissenzienti.

L’operazione Conte2, condotta dal PD, aveva senso nel creare una coalizione stabile di sinistra progressista in cui il PD faceva da balia all’inesperienza dei 5stelle e alla loro estraneità al potere che davvero conta. I 5stelle avrebbero rappresentato quella componente progressista vitale in materie quali l’ambiente, la lotta alle lobby e alle corporazioni, l’attenzione alle classi meno agiate di cui i Conservatori di Centro-Centro-Poca-Sinistra (CCCPS) non si curano da trent’anni e più. Entrambi avrebbero dovuto rinunciare a qualcosa e rispettarsi a vicenda e così sarebbero stati in grado di opporsi al centrodestra demagogico, non quello liberale post litteram di Berlusconi, ma a quello di Salvini e Meloni che pure rappresentano una metà degli italiani e vanno rispettati per questo. Avrebbero potuto esprimere il prossimo governo oppure no, ma avrebbero costituito una forza politica variegata e con una chiara identità alternativa. Il CCCPS non è pervenuto e ha continuato nei suoi attacchi al suo alleato e a schernirlo anziché favorire la crescita politica e a ridicolizzare i suoi rappresentanti e di conseguenza un terzo degli italiani. 

5. IL GOVERNO DRAGHI E LE ELEZIONI

Invece, si è cercata la via più breve, quella del governo tecnico, forse persino auspicata, se non promossa, dagli ambienti internazionali diventati ancora più evidentemente intromessi nelle politiche nazionali a causa di pandemia e di una guerra non si sa quanto pretestuosa e voluta da chi. La russofobia è stata alimentata ad arte proprio mentre l’Italia faceva affari con la Russia e quando passano le merci è molto improbabile che passino gli eserciti.

Qualche indizio al proposito – senza trascendere nel complottismo – si può scorgere nelle solide relazioni di Renzi con gli USA e Israele anche via Arabia Saudita, e naturalmente di Draghi, Letta e dalla solita, solida e stolida dipendenza atlantica.

6. PERCHÉ ANTICIPARE LE ELEZIONI?

Ma perché anticipare le elezioni così repentinamente quando si sarebbe potuto aspettare pochi mesi per la fine naturale della legislatura? La mia ipotesi è che, in un mese, peraltro estivo, non ci sarà tempo di organizzare un partito o un movimento in grado di intercettare il voto di quel terzo degli italiani che votarono 5stelle nel 2018. Non ci sarà tempo per elaborare un’agenda politica che non sia dettata dagli Stati Uniti e dai potentati europei (che coincidono). E tra questa agenda politica la più pericolosa per i nostri padroni americani sta proprio nella probabile possibilità di affermazione elettorale di un partito scettico sull’alleanza atlantica, almeno quella nefasta militare. Non ci sarà nemmeno tempo per spiegare agli elettori l’importanza della transizione ambientale e di una politica davvero ecologica a cui molti italiani sono sensibili. In questo modo stravincerà l’astensionismo a tutto vantaggio di chi già controlla il potere e non può che essere conservatore e autoritario.

7. DRAGHI INDECENTE, MA AL QUIRINALE?

L’indecente (parola di Cacciari) comportamento di Draghi – dimissionario nonostante la maggioranza ottenuta – gli aprirà forse le porte del Quirinale senza dovere affrontare sei mesi al governo confrontandosi con una vera opposizione e prendersi la responsabilità di mediazioni e fallimenti. Il contrario di Cincinnato se non proprio Coriolano o Bonifacio VIII.

Ho sempre approvato Monti per avere accettato di candidarsi, contro il suo carattere e la sua posizione perdendo la possibilità concreta di fare il Presidente della Repubblica, ma riuscendo con il suo 10% a impedire un ritorno travolgente di Berlusconi. 

Staremo a vedere: in Italia e in tutto l’occidente sta crollando quella parvenza di democrazia che abbiamo lasciato nel secolo passato. Si scontreranno due fazioni, non due idee e impostazioni politiche alternative anche in politica estera. 

8. CHIUNQUE VINCERÀ POCO CAMBIERÀ (e pochi voteranno perché lo sanno)

Chiunque vincerà, a perdere sarà la democrazia occidentale ormai relegata a reperto storico del Novecento. In pochi mesi, questa stupida e arrogante guerra ha fatto perdere la maggioranza conservatrice di Macron, cadere il governo Johnson, quello di Draghi, è ulteriormente cresciuta la grave instabilità e violenza in un Israele governato dall’esercito e si è ulteriormente evidenziata la nullità politica della Germania, più di tutti succube degli USA; infine, è passato quasi sotto silenzio l’assassinio di Shinzo Abe in Giappone. Assieme all’attacco al Campidoglio americano dell’anno scorso e all’instabilità che affligge da tempo la politica e la società d’oltreoceano, non sembra che la democrazia goda di buona salute… 

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