Gramsci e Facebook

I “Quaderni dal carcere” rassomigliano ai post di un blog o di una pagina Facebook. Gramsci è stato il primo blogger di successo dal punto di vista letterario e del pensiero politico. Anzitutto, come molti blogger sapeva che nessuno o pochissimi l’avrebbero letto, almeno finché ci fosse stato il fascismo. In effetti andò proprio così e, prima di potere avere un’edizione critica e organizzata per materie dei Quaderni, bisognerà attendere il 1975 (a cura di V. Gerratana per Einaudi. Un’edizione parziale curata dal PCI fu in effetti già pubblicata nel 1948). 

Ma i motivi più importanti per cui i Gramsci scrive come in un blog sono altri due. 

Il primo riguarda la personalità dell’autore. Gramsci fu il fondatore del PCI e morì in odore di (laica) santità a causa del carcere subìto. Senza il suo carisma, non si sarebbe fatta attenzione alcuna ai suoi confusi appunti di oltre quindici anni prima, molti dei quali peraltro andati perduti. Nessuno si sarebbe dedicato con pazienza alla problematica analisi dei suoi scritti al fine di collegarli tra loro e trovare il filo conduttore di un pensiero coerente e articolato divenuto in seguito influente nella cultura mondiale. Dunque, per essere letto, un blogger deve già essere un personaggio influente e noto.

Il secondo motivo per cui Gramsci e i suoi Quaderni sono gli antesignani dei blog sta proprio nella forma in cui si esprime. Non scrive un trattato organico, ma elabora il proprio pensiero in successivi “post” allo scopo di chiarire e trattenere i propri pensieri. Scrive per stesso nella con una flebile speranza di essere un giorno letto. Esisteva, e in parte rimane, il culto per la parola scritta e stampata che ha accomunato tutti gli scrittori prima dell’elettronica. Una specie di feticismo per la carta stampata.

Conclusione: Leggere i Quaderni di Gramsci oggi sembra facile perché siamo abituati a letture brevi e anche a passare da un argomento all’altro con facilità. Siamo affascinati dall’emozione di alcune sue idee e sorvoliamo su altre che ci annoiano. Non poniamo attenzione sul dispiegarsi dell’argomentazione. Quando quarant’anni ne affrontai lo studio sistematico dei Quaderni, in un corso tenuto da David Harvey, ne compresi la difficoltà di interpretazione e la ricchezza di riferimenti ad altri autori e a scuole di pensiero. E fu faticoso… più che lasciarsi incantare dall’aforisma o dai pensieri in fuga che appaiono e scompaiono sullo schermo.

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