Abito nella prima periferia di Padova a meno di due chilometri dal centro, in una zona urbana. Eppure ad autunno e primavera passano da sempre i greggi di pecore lungo le residue aree verdi che si trovano nel mio quartiere e lungo la pista ciclopedonale. È una festa vedere come si muovono pecore e agnelli, ma mi affascina ancor di più vedere l’impegno e il divertimento nel contenere il gregge degli entusiastici cani liberi. Mi ricorda la mia infanzia trascorsa in un paese di montagna tra pecore, vacche, maiali, galline. Mi fa piacere pensare come il mondo attorno a me non sia ancora del tutto asettico e cementificato. Che non si passi, senza via di mezzo, dall’estremo del pulito, disinfettato e sterile, all’inquinato, tossico e contaminato.C’è questa naturale via di mezzo. Non mi danno nemmeno fastidio i residui del passaggio del gregge che in un paio di giorni sono assorbiti dal terreno ed evaporano nell’aria lasciando un odore che solo a chi non ama la natura sembrano sgradevoli. Un tempo queste greggi arrivavano fino nel centro della città. Il vero grande e utile progetto sarebbe il riportare un po’ di natura in città, coltivare qualche giardino con orti (vedi quello nella foto sotto il mio balcone) e alberi da frutto anziché magnolie. Lasciare che gli animali domestici si muovano liberamente. Cambiare la filosofia del tutto artificiale e purificato. Evviva le pecore, i pastori e i cani! E anche lo sterco che si lasciano dietro.