A cosa serve votare e impegnarsi in politica a Padova oggi? Con queste leggi elettorali, con questa finanza e con comportamenti sostanzialmente illegittimi da parte delle istituzioni locali, come ci si può meravigliare se i cittadini non votano?
Una legge elettorale da regime. Il candidato vincente, secondo la legge elettorale stabilita a Roma e uguale per tutti i Comuni, gode di una maggioranza di più dei due terzi dei seggi (21 al vincitore, 10 alle liste del secondo classificato e nessun altro). Resta escluso completamente il 10% di chi non ha votato né l’uno né l’altro.
Il Sindaco, con il premio di maggioranza, praticamente non avrà opposizione. Un vero regime che si ripete in altre città: e c’è chi propone questo modello anche per lo Stato! La democrazia è un vuoto a perdere con questa legge e questa mentalità corrente.
Un Consiglio delegittimato e una Giunta blindata. Purtroppo, c’è anche di peggio! Il Consiglio, già delegittimato dalla scarsa affluenza al voto e dal premio di maggioranza (che non si dovrebbe mai associare a un’elezione diretta), perderà i consiglieri più votati e quindi più legittimati a rappresentare i cittadini. Perché? Perché, come già successo quasi sempre a Padova e in altre città (ma non tutte) i consiglieri più votati si dimetteranno per fare gli assessori.
La legge prevedrebbe che gli assessori siano scelti al di fuori del Consiglio in modo che entrino a fare parte della Giunta tecnici ed esperti scelti dal Sindaco che possono essere sostituiti quando lo si ritiene opportuno.
E invece No! Il Consiglio, già poco rappresentativo per il premio di maggioranza e l’esclusione delle liste che non hanno superato la soglia, perde gli elementi più rappresentativi che si legano indissolubilmente al potere del Sindaco di licenziarli quando crede.
Gli assessori uscenti a Padova erano in gran parte senza lavoro prima di essere eletti in Consiglio (o con lavori precari e poco retribuiti – vedi dichiarazione dei redditi). Dopo essersi dimessi e dopo avere accettato la nomina come assessori, non si vede come possano permettersi di perdere l’unica fonte di reddito che hanno a disposizione nel caso dissentano politicamente dal Sindaco.
Astensione. Perché pochi hanno votato? Oltre al disinteresse e alla delegittimazione della politica, ampiamente riportate, il Comune ha poca autonomia decisionale e tutte le decisioni sono sempre più concentrate nello Stato, un poco nella Regione e un po’ troppo in potenti imprese finanziarie di multi-utility.
Si può fare meglio o peggio, ma i Sindaci dipendono in massima parte dalla finanza derivata e non sono in grado di scegliere. A meno che non siano personaggi carismatici (anche in negativo) capaci di suscitare emozioni… che spesso (ma non sempre) lasciano il tempo che trovano.
A maggiore ragione nessuno è interessato a votare a Padova dove si confrontano due persone in tutto e per tutto simili come Giordani e Peghin, imprenditori sradicati dalla politica che sono in grado di finanziare la propria candidatura. Giordani, nel corso di questi cinque anni, s’è fatto conoscere e quindi ha ampiamente vinto come gran parte dei Sindaci anonimi nel resto d’Italia.
Essere anonimi e ragionevoli è persino una qualità di questi tempi, ma certamente non sollecita il voto né contribuisce a immaginare e gestire il futuro della città.