Bicicletta e gentrification

Fino a trant’anni fa, chi aveva i soldi andava in macchina e i poveri si accontentavano della bicicleta. Adesso è il contrario. La bicicletta è un privilegio di chi vive nei quartieri centrali o in quelli in cui il traffico è lento e sicuro per i ciclisti. Nei quartiere ordinati e borghesi dove sono state realizzate le piste ciclabili. Una vera rivoluzione culturale.

Anche a New York possiamo parlare – usando un termine americano diventato internazionale – di ‘gentrification’ della bicicletta. Nel caso della metropoli americana e di altre grandi città, comprese quelle piccole e medie italiane, non solo l’uso della bicicletta privata è ostacolato da una pianificazione inefficace dei grandi insediamenti residenziali (i quartieri dormitorio se non proprio i ghetti urbani), ma viene favorita da interventi pubblici che vanno a vantaggio di chi ha redditi più elevati. Insomma, non troverete mai una bicicletta elettrica a noleggio in un quartiere povero mentre in quelli dove vivono persone benestanti il sistema funziona anche grazie ai finanziamenti pubblici.

In alcuni quartieri di New York abitati prevalentemente da afroamericani, latino e residenti a basso reddito il sistema “Citi Bike” (un bike-sharing simile a quello presente in quasi tutte le città) non funziona: a volte i ciclisti che l’hanno noleggiata non riescono a ritornarla perché le rastrelliere sono piene e per converso, quando le cercano non le trovano o sono rotte.

Questa discriminazione è diventata pesante poiché il sistema ha avuto successo e con difficoltà è riuscito a rispondere alla domanda crescente degli utenti. 

Secondo gli amministratori di New York City, la conservazione di un efficiente bike-sharing è nel pubblico interesse e quindi in qualche modo viene incoraggiato e sovvenzionato, come d’altronde succede anche in Italia. Il problema è che queste sovvenzioni vanno a chi già gode di condizioni di vita migliori e risiede in zone residenziali di pregio.

Fatte salve queste perplessità, va rilevato il crescente successo del bike-sharing. L’amministrazione di NYC ha obbligato legalmente la società che gestisce il servizio a conservare la propria flotta comprese le stazioni di ricarica e di deposito dopo che nel 2018 s’era registrato un peggioramento del servizio dovuto al malfunzionamento delle biciclette e delle stazioni.

Queste notizie raccolte dal New York Times devono fare riflettere anche le amministrazioni delle grandi città italiane. Per una questione di giustizia sociale e di efficienza nella mobilità, è giusto sovvenzionare il bike-sharing, ma sarebbe necessario concentrarsi sulle aree più disagiate sia per rendere possibile a tutti l’uso delle biciclette sia per ripensare il sistema degli spostamenti in modo da servire la grande massa degli utenti e non solo chi vive in condizioni già soddisfacenti. 

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