Leggere meno ma meglio

(da una conversazione con Pier Massimo Forni)

Jean-Baptiste-Camille Corot “La lecture interrompue”(1870)

Oggi si legge poco. Meglio sarebbe dire che si legge male. Osservo il quadro di Jean-Baptiste-Camille Corot “La lecture interrompue”(1870). La donna rappresentata si sofferma a riflettere tenendo il segno con il dito sulla pagina. La rappresentazione di lettori che meditano con il libro in mano è frequente fin dal Rinascimento. Ricordo una conversazione con il compianto amico Pier Massimo Forni docente di letteratura italiana il cui ricordo ho riportato nella conclusione di un mio libro.… “Quel giorno, mentre conversavamo, Pier Massimo mi disse che Dante era un uomo di straordinaria cultura formatosi grazie a moltissime letture. L’affermazione mi sorprese e gli domandai se gli pareva possibile che Dante avesse letto più di lui. Rimase sorpreso poiché era ovvio che Pier Massimo – come gran parte di noi – avesse letto molto più di Dante. Ma se l’avesse ammesso, sulla base della precedente affermazione avrebbe dovuto concludere che la sua cultura era ancor più smisurata di quella di Dante. Cosa difficile a sostenersi senza apparire scioccamente presuntuoso. La domanda che segue è dunque: quanto è necessario leggere per dire qualcosa di innovativo? Non è forse giunto il momento di leggere di meno e pensare di più conservando il rigore logico? Non è forse possibile che il progresso della cultura possa procedere per detrazione del superfluo anziché per accumulazione delle conoscenze? O persino per abbattimento della conoscenza allo scopo di liberare un po’ di memoria inutilizzata e far posto nelle nuove menti a un pensiero nuovo su cui solo in seguito ritornare a reinnestare il vecchio? Invece che sentirci costretti a riferirci al passato per pensare il futuro, forse è giunto il momento di ripartire da zero: riformattare i cervelli e salvare la memoria in una chiavetta. Non sono i libri letti né le esperienze fatte che formano la cultura, ma la capacità di elaborare gli stimoli esterni che possono giungere sia dai libri sia dalle esperienze. Talora è necessario trasportare mille sacche di grano e si dovrà usare un cavallo frisone; talaltra è necessario correre veloci (con il pensiero) e nessun cavallo frisone sarà più veloce di un cavallo berbero. Il momento è giunto di lasciare in stalla i cavalli frisoni e lanciarsi nella corsa con i cavalli berberi” … (dalla conclusione del mio saggio “Città Flessibili”, Instar, Torino 2009, “Zeitgast in Babel … e Umberto Eco mi appare in sogno”.

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