Letta segretario del PD

e l’idea di Elly Schlein

Con Letta (Enrico) il PD diventa ancor più un partito di governo e di centro. A parte le idiosincrasie personali e il desiderio di rivincita che potrebbe muoverlo, cosa potrà proporre il PD di Letta di diverso da Renzi e Calenda? Come e dove potrà ampliare l’offerta politica attuale del PD? Potrà mai riformare un partito diviso e privo di identità sulla base di qualcosa di alternativo a un ancor più grigio conservatorismo? Letta, per sua (degnissima) collocazione culturale e politica, non potrà che riprendere il dialogo con quelle forze moderate oggi militanti nel centrodestra di cui suo zio fu parte importante. Ma questo non è già avvenuto di fatto con il governo Draghi?Con Letta sarà molto difficile riavviare quella cooperazione strategica e di altro profilo politico avviata da Zingaretti e Conte qual era il dialogo con i 5stelle per recuperare un elettorato radicale e moderatamente anti-establishment. Non recupererà nemmeno le Sardine. Elly Schlein giustamente ha chiamato a raccolta la vecchia sinistra invocando un “nuovo partito” per ritessere “il filo dell’ascolto con quello che si muove nella società, dove nasce un grido di rivendicazione”. E ha continuato dichiarando che la “soluzione non è rientrare in un Pd in grande confusione”, ma “ricostruire l’intero campo nel suo insieme su basi più coerenti”. Un linguaggio antiquato quanto si vuole, ma necessario per recuperare un elettorato alla ricerca di rappresentanza senza perdere i contenuti nuovi che altri esprimono in modo più aggiornato. L’operazione di Schlein avrebbe senso e successo se riuscisse a collegare la vecchia sinistra con le nuove istanze di cambiamento che provengono dal vasto elettorato che aveva guardato al Movimento 5stelle e in parte era stato fidelizzato dal governo Conte2. Ma con Letta inevitabilmente si sta prendendo un’altra strada.

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