Il nonno fascista

Mio nonno si accorse con colpevole ritardo che il fascismo era un regime totalitario e oppressivo. Voglio evitare lo stesso errore! 

Oggi si corre il rischio di non rendersi conto dell’involuzione politica in occidente sia che i leader apparenti siano Biden o Trump, Meloni o Schlein, Macron o Le Pen. Le democrazie sono allo sbando e forse hanno già cambiato natura. I sistemi politici non sono eterni: nascono, fioriscono e degradano come tutto al mondo.

Durante il corso della storia è difficile per tutti comprendere cosa succede e il nonno fu sciocco e sprovveduto quando aderì al fascismo trascinato dal mito nazionale risorgimentale e da genuini ideali socialisti. Fu anche più colpevole di altri in quanto istruito. Non posso permettermi lo stesso errore. La coscienza impone di pensare e di capire il corso degli eventi con tempestività e discernere i giusti valori.

E allora noi italiani e occidentali di oggi domandiamoci se: (a) le sedicenti democrazie (implicitamente il metodo governo superiore e senza macchia) siano quelle di un tempo e se godiamo ancora delle libertà che spettano ai cittadini e prima ancora a tutti gli esseri umani; (b) fino a che punto siamo ancora una Repubblica sovrana o siamo una nazione guidata da potentati transnazionali; (c) pensiamo ancora che l’Italia ‘ripudi la guerra’ o che si associ a chi la guerra la porta in tutto il mondo; (d) le vecchie istituzioni e le usurate retoriche della democrazia otto-novecentesca siano ancora adatte a governare il mondo contemporaneo; (e) come occidentali siamo ancora in grado di continuare la politica di dominio del mondo e non dovremmo invece confrontarci rispettosamente con altri sistemi di pensiero e di governo; (f) nelle nostre società, a qualsiasi livello, davvero i cittadini possono scegliere tra progetti coerenti di governo e di politica economica e sociale; (g) i riti elettorali (a cui sempre meno cittadini partecipano anche a causa di leggi elettorali truffaldine) non siano diventati davvero solo ‘ludi cartacei’.

Chi rappresentano i rappresentanti nelle istituzioni? La democrazia è lotta quotidiana, non un antico simulacro di cartapesta, privo di significato, invocato solo per ingannare il popolo. Siamo sicuri di non essere già pesantemente condizionati da un’informazione di regime nelle mani di chi forma i governi manipolando l’opinione pubblica?

È credibile ipotizzare che i governi si formino su suggerimento di potentati transnazionali che non hanno nulla di democratico e di politico (cfr.: spread, Monti, Draghi, Grecia, Varoufakis)? Domandiamoci se non siamo troppo dipendenti dalla potenza militare americana e dall’informazione che proviene dal Nordamerica. Se le ingenti e crescenti spese militari non abbiano già trasferito poteri ai generali e rendano di difficile riconversione le industrie delle armi. Gran parte delle classi dirigenti europee e di tutto il mondo sono state educate nelle università anglo-americane e molti degli studenti ‘formati’ sono di fatto agenti di gruppi di potere transatlantici (e transpacifici) alcuni persino a loro insaputa.

Nei nostri Paesi non esiste più un’opposizione e una maggioranza sulle questioni essenziali: la si forma sui pettegolezzi e sulle simpatie effimere di attori che recitano il potere su copioni scritti da registi sconosciuti per recitare commedie utili solo a intrattenere il pubblico. Tant’è che i talk-show e persino la satira dettano la linea politica.

Il solido sistema bipartitico (perfetto o imperfetto secondo le definizioni di Sartori e Galli) delle cosiddette ‘grandi democrazie’ ha fatto il suo tempo e da trent’anni non funziona più nelle sue diverse versioni.

Era un’assurdità la ‘via della seta’ che avrebbe collegato l’Europa alla Cina politicamente più ancora che economicamente? Ed era una follia il Nordstream distrutto dagli americani collusi con i governi europei a tutto danno dei cittadini e dell’economia del Vecchio Continente? Non avremmo potuto creare una zona di libero scambio in cui includere la Russia anziché creare barriere? “Dove passano le merci non passano gli eserciti” (Bastiat ripreso da Bismarck): se si ha paura delle merci, si reagisce con la guerra.

Non è sospetto come su tutti i Paesi che si oppongono alla tramontante egemonia americana si riversi sistematicamente una campagna di denigrazione e di ingerenza nelle politiche altrui? Compresa l’Italia di Berlusconi e del M5stelle sia pure in forma meno incisiva che con la Russia, l’Iran, la Turchia, la Cina, l’Islam in generale. Anziché una genuina curiosità per ‘i popoli altri’ del post colonialismo, che ci rendeva davvero più civili, siamo tornati all’affermazione tronfia e muscolare della superiorità occidentale.

Le mie domande non sono solo retoriche perché sono possibili risposte aperte e articolate, non solo quelle suggerite dalle domande. Si potrebbero giustificare con vari argomenti le attuali politiche militari dell’occidente; si potrebbe pensare che la politica più opportuna sia il rattoppare le falle e non pensare a radicali cambiamenti. Le domande sollevate nondimeno esigono una riflessione e una risposta che diventi una linea politica. Ma nessuno osa sollevare queste domande esistenziali per la convivenza civile. 

E allora ricordo mio nonno, la sua buonafede, la sua stupidità (poi mischiata alla convenienza) nell’aderire al fascismo e a liberarsene solo l’8 settembre tra i pianti e i sensi di colpa (così mi raccontarono). 

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