I tratti della furbizia e della stupidità
In Guerra e Pace, Tolstoj afferma che Pierre Bezuchov era intelligente, ma ingenuo mentre il suo amministratore era stupido ma astuto.
Mi sono domandato allora se l’ingenuità non sia una condizione necessaria perché si sviluppi l’intelligenza e se l’astuzia non lo sia per la stupidità. In matematica ci si domanderebbe qual è la variabile dipendente e quale l’indipendente.
Quanto all’ingenuità, ricordo che il matematico Poincaré sosteneva che la caratteristica del genio è la sua capacità di sorprendersi. Io aggiungo – ispirato da Tolstoj – che senza ingenuità e senza una mente libera e aperta alla novità, nessuno potrà mai sorprendersi di nulla. Quindi l’ingenuità di Pierre era una condizione necessaria (ma non sufficiente) perché lui fosse intelligente e creativo, ma soprattutto buono.
Si può anche aggiungere che una persona intelligente tende talora all’ingenuità perché ritiene che la sua capacità di comprendere le cose sia sufficiente a risolvere ogni problema creato da stupidi e astuti. Su questo però potrebbe avere torto: sebbene rimanga intelligente e ingenuo, queste qualità gli danno l’erronea e perniciosa sensazione di onnipotenza.
Quanto all’astuzia e alla stupidità non so cosa dire, perché non le conosco… ma posso parlare, con cognizione di causa di altre tre sensazioni collegate a intelligenza e stupidità. Si tratta dell’insicurezza, dell’incertezza, della assillante sensazione di non arrivare mai a una conclusione certa.
Queste tre sensazioni intime costituiscono una fonte di conoscenza ricca e inesauribile. Tuttavia, risultano assolutamente inutili nella vita finché la persona che ricerca la conoscenza non acquisisce un minimo di sicurezza in sé stessa. A meno che non si tratti di un intellettuale il quale – al di là di alcuni principi fondanti del suo pensiero – si pasce solo di incertezza e domande. E per questo eventualmente gli si riconosce una ‘sine cura’.
Nel momento in cui la persona, compreso l’intellettuale o il semplice studente, acquisisce sicurezza di sé, delle proprie convinzioni e conoscenze, si pone egregiamente in grado di applicarle nella vita reale… ma smette di apprendere…. Viene a mancare loro il desiderio, cioè qualcosa per sua natura irrealizzabile che fa vivere chi lo prova in una costante e insoddisfatta attesa.
L’astuzia e la stupidità inibiscono il desiderio, ma c’è bisogno anche di stupidi-astuti al mondo. Purché siano guidati da intelligenti-ingenui e non si consenta agli stupidi astuti di governare. Al più si può consegnare loro il timone, ma non incaricarli di stabilire la rotta: non saprebbero dove dirigersi e rimarrebbero sempre sotto costa.