Dio, è morto?

Un cappellano ateo a Harvard

Il paradosso è solo apparente: l’università di Harvard ha nominato come cappellano capo Greg Epstein, un ateo dichiarato. Al proposito ha scritto un libro dal significativo titolo: “Good without God”.

Non è il primo ad andare in questa direzione. Persino grandi leader religiosi sostengono che le religioni potrebbero avere fatto il loro tempo. “Non importa” dichiarava il Dalai Lama a un giornale tedesco “credere in Buddha, Dio o Allah, ma solo essere buoni”. Papa Francesco non ha detto cose molto diverse. Il cappellano (chaplain) è una figura comune nelle università e altre organizzazioni americane e opera come guida spirituale degli studenti che a lui si rivolgono. In genere che n’è uno per ogni confessione e a Harvard sono circa 40.

Secondo Epstein è cresciuto il numero di chi non si identifica più con una specifica tradizione religiosa, ma allo stesso tempo chiede sostegno per sapere come comportarsi bene. Per questo sono sempre più le persone che sentono il bisogno di discutere e comprendere i principi di una vita guidata dall’etica sia pure al di fuori delle tradizionali confessioni religiose.Epstein, poco più che quarantenne, rappresenta un cambiamento simbolico e concreto nel rapporto tra spiritualità e religioni organizzate. Da un paio di generazioni c’è molto scetticismo vero le religioni organizzate e sono in molti i giovani che sono cresciuti senza alcuna educazione religiosa. S’è creato un vuoto etico e molti si sentono smarriti.

Epstein propone di non “cercare un dio per avere delle risposte, ma di cercarle nel rapporto con gli altri e in noi stessi”: questa sarebbe la vera spiritualità e, in un certo senso, Dio.Già vent’anni fa si pensava che l’etica civile potesse bastare a sostituire il bisogno di un’etica senza fare ricorso alla religione. Ne aveva parlato il compianto PierMassimo Forni con il progetto Civility della Johns Hopkins University. Oggi, la nomina di un cappellano ateo sembra rinforzare ancor più l’idea che non serve Dio per essere buoni: Good without God. E forse non basta più la sola etica civile.

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